Ho ritenuto utile creare una galleria dove inserire gli scatti più recenti, al fine di renderli immediatamente visibili. Periodicamente questa sezione sarà aggiornata e le foto spostate nelle rispettive gallerie.
Il camoscio appenninico rappresenta il soggetto privilegiato dei miei scatti. E’ un mammifero che mi affascina e mi coinvolge particolarmente, una passione che va oltre l’aspetto fotografico. Passerei ore ad osservarlo, senza annoiarmi. La galleria fotografica, essendo molto ricca, è stata divisa in due parti, per consentire una visione più agevole.
Il momento più bello per fotografare i camosci è dopo la nascita dei piccoli capretti, ma è un periodo particolarmente delicato per il camoscio e il fotografo deve utilizzare molta cautela. Infatti è preferibile attendere che i camoscetti siano un po’ più grandi, prima di tentare qualche scatto più ravvicinato. Se le mamme sono allarmate è meglio rinunciare oppure sedersi e attendere che siano gli stessi camosci ad avvicinarsi. Sono animali curiosi e abbastanza confidenti, se si sentono tranquilli si avvicinano all’uomo mentre pascolano o durante gli spostamenti da una rupe all’altra.
Il cervo è tra i mammiferi più fotografati, soprattutto per la facilità di avvistamento nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il maschio in particolare, con il suo elegante palco, si presta molto agli scatti dei fotografi. Il periodo degli amori, che va dalla fine dell’estate all’inizio dell’autunno, è il momento in cui ci sono maggiori possibilità di incontri ravvicinati. I maschi in amore sono distratti e si possono facilmente individuare dai potenti richiami che emettono, i cosiddetti bramiti. La galleria è stata suddivisa in due parti per facilitare la consultazione.
In primavera si possono incontrare i piccoli dei cervi, i cerbiatti. Sono dei cuccioli dolci, che incutono molta tenerezza. Se si incontra un piccolo nascosto nell’erba non bisogna pensare che sia stato abbandonato dalla madre. La cerva lo tiene nascosto proprio per proteggerlo. Il piccolo non va mai toccato, altrimenti la mamma non lo riconosce e lo abbandona veramente. Il nostro intervento potrebbe significare la condanna a morte per il piccolo cervo.
L’incontro con l’orso è il desiderio più ambito di ogni fotografo naturalista che frequenta le montagne del PNALM. Ho visto l’orso diverse volte, ma sempre a distanze notevoli o di notte. In un solo caso ho avuto la fortuna di incontrarlo in pieno giorno e a distanza piuttosto ravvicinata.
E’ stata un’emozione difficile da descrivere, di quelle che rischiano di paralizzarti e impedirti di ragionare. Anche scattare è stato difficile, l’ho fatto meccanicamente, senza avere piena coscienza di cosa stessi facendo
Da tempo avevo letto di questa rara arvicola, augurandomi un giorno di incontrarla, ma mai avrei pensato di riuscire a fotografarla. Come accade spesso si è trattato solo di fortuna perché ero casualmente seduta di fronte alla sua tana. Una volta individuata e immediatamente riconosciuta, mi sono appostata e ho atteso una successiva uscita. Dopo vari tentativi infruttuosi ho capito che l’unico momento in cui lo scatto era possibile, era quando metteva fuori la testa dalla tana per guardarsi intorno. Subito dopo, infatti, schizzava fuori con una tale velocità che riuscire a metterla a fuoco era difficilissimo.
La volpe è un soggetto di facile avvistamento e di tanto in tanto si incontra qualche individuo confidente che ti consente di fotografarlo senza difficoltà. E’ sicuramente un bel momento e non c’è nulla di male a sfruttarlo a pieno, ma è raccomandabile non offrirgli mai del cibo, si rischia solo di fargli del male. Le volpi sono molto opportuniste e adattabili pertanto mangiano di tutto, ma i cibi elaborati e speziati possono essere veramente dannosi per il loro stomaco.
Ho raccolto in questa galleria gli altri mammiferi di cui ho poche immagini, alcuni perché sono difficili da incontrare, come il lupo. Ci sono poi quelli che hanno abitudini notturne o crepuscolari che si incontrano raramente, salvo trovarli morti sulle strade. Vedere il ghiro da vicino è stata un piacevolissima scoperta durante un soggiorno in un rifugio di montagna. E’ stato invece complicato tenerlo lontano dalle provviste e resistere ai suoi acuti versi notturni.
Gli anfibi rappresentano una passione recente nella mia esperienza con la fotografia naturalistica. Pur avendomi sempre ispirato un grande fascino, non mi ero mai cimentata fotograficamente con questi animali, anche per una insufficiente conoscenza delle loro abitudini di vita. I soggetti che mi attraggono particolarmente sono gli urodeli ovvero tritoni e salamandre, non facilissimi da documentare nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
In primavera, quando i tritoni abbandonano la terra e occupano gli stagni in vista degli accoppiamenti, inizia un momento magico per il fotografo che ama ritrarre questi soggetti, che in acqua acquistano grazia e leggerezza. La vegetazione sommersa e l’acqua solitamente poco limpida di questi ambienti, rappresentano difficoltà non trascurabili per questo tipo di fotografia.
Corolle colorate che volano lievi e delicate: le farfalle, soggetti da sempre affascinanti per il mondo meraviglioso che rappresentano. Imparare a riconoscere le farfalle è stato sempre un mio desiderio, ma la complessità e la varietà delle specie rende difficile una conoscenza particolareggiata, almeno per coloro che non sono specialisti.
La macro fotografia del ghiaccio è un genere che offre infiniti spunti alla creatività e dà ampio spazio all’immaginazione. In una semplice pozza ghiacciata si possono catturare immagini che evocano l’universo con le sue galassie, la Via Lattea, i pianeti, le nebulose, ecc. Le bolle d’aria intrappolate nello strato di ghiaccio conferiscono un senso di movimento e di vita ad un soggetto che in realtà è solido.
La macro fotografia richiede soprattutto pazienza e un occhio allenato a cogliere gli aspetti minuscoli o particolari. L’avvicinamento agli invertebrati, per esempio, deve essere lento e i movimenti fluidi; bisogna prestare attenzione alla propria ombra e perfino al respiro. Il resto non è difficile. L’ideale è lavorare con il cavalletto, ma io preferisco farlo a mano libera.
Nasce dai fiori la mia passione per la fotografia naturalistica; sono partita dalle orchidee spontanee per giungere a ritrovamenti di stazioni di piante rare ed endemiche. La mia prima grande soddisfazione è stata l’individuazione di una nuova stazione di aquilegia magellensis, che ha suscitato l’interesse di moltissimi specialisti del settore. I fiori con i loro colori e la molteplice varietà, sprigionano in me voglia di estate e di lunghe passeggiate in alta quota.
La meta ideale delle mie escursioni è il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, per cui la maggior parte dei paesaggi inseriti in questa galleria ritraggono quel territorio, in tutte le stagioni. Vorrei riuscire ad imprimere negli scatti la meraviglia dei luoghi che ogni volta si presentano nuovi ed imprevedibili ai miei occhi; così resto spesso delusa perché i miei scatti non riescono facilmente a tradurre le emozioni e le sensazioni che sento forti nel mio animo.
Ho iniziato da poco a dedicarmi alla fotografia degli uccelli acquatici, che immediatamente mi hanno entusiasmata. Mi coinvolgono particolarmente le anatre, che consentono ambientazioni originali e spesso poetiche. Credo che svilupperò questo segmento della fotografia, cercando di acquisire le necessarie conoscenze sull'etologia di questi uccelli, in modo da capire meglio quello che vedo.
Ho suddiviso la galleria degli uccelli acquatici in due parti, staccando le anatre, che incontro con maggiore frequenza. Nei laghetti della mia zona la specie più diffusa, oltre le anatre, è la folaga (Fulica atra) che forma grandi stormi piuttosto rumorosi. Per il loro carattere vivace le folaghe spesso battibeccano tra loro alzando innumerevoli schizzi d'acqua.
Fotografare gli uccelli è spesso una specializzazione nell’ambito della fotografia naturalistica, in quanto richiede ottime attrezzature, di solito pesanti e ingombranti, oltre che costose. I risultati migliori si hanno attraverso tecniche di appostamento, dove sono necessarie tanta pazienza ed esperienza, ma anche riuscire a superare le delusioni in caso di insuccesso. Conoscere l’etologia dei soggetti da ritrarre, unito ad uno spiccato spirito di osservazione, facilita di molto il compito. Nella mia esperienza questo è un settore in cui mi applico di rado, affidandomi completamente al caso, senza prediporre "set" fotografici nè utilizzare strumenti per attirare gli uccelli, con tutti i limiti che questo comporta.
In questa sezione sono contenute foto che non hanno trovato collocazione nelle altre gallerie. Si tratta per lo più di immagini strane o situazioni particolari come un incendio cui ho assistito ad un canneto attorno ad un lago, in una riserva naturale. Una vicenda bruttissima, aggravata dal fatto che gli uccelli era impegnati nella cova delle uova. E’ stato molto penoso vedere gli uccelli fuggire dalle fiamme e ascoltare i loro richiami di allarme. Ho inserito anche un omaggio al cane da pastore abruzzese, una razza di origine antichissima, dotata di grande fierezza e generosità, che svolge un ruolo molto importante a difesa delle greggi.
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